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Disagio Psicologico

Le dimensioni di attaccamento/personalità i cui valori non corrispondono all'attuale contesto di vita possono causare disadattamento e disagio mentale. Tipicamente le esperienze negative dell'infanzia sono alla base delle successive condizioni disfunzionali. 

Ogni dimensione è correlata a specifiche aree di adattamento socio-psicologico e, di conseguenza, tende a causare particolari tipi di problemi, sebbene non ci siano regole per questo. Un livello dimensionale eccessivamente alto tende a causare disfunzioni, ma la manifestazione di tali disfunzioni dipende sempre dal caso specifico.

In questa sezione trattiamo la connessione più diretta tra ciascuna dimensione e i problemi mentali.

1. Disorganizzazione: Disturbi Dissociativi

Quando siamo disorganizzati il nostro firmware è programmato con la credenza disfunzionale: "Il mio accuditore è spaventante".

La disorganizzazione deriva dalla relazione paradossale con un curatore spaventante, che di solito ci infligge traumi frequenti. Gli eventi traumatici si ripetono nel tempo formando un trauma cumulativo.

L'esito clinico della disorganizzazione è la dissociazione, che è correlata all'attivazione del sistema motivazionale difensivo. Un tipico esempio di una condizione disorganizzata è il Disturbo Borderline di Personalità (DBP). 

Dissociazione: "Separazione di gruppi di contenuti mentali dalla consapevolezza", "un meccanismo fondamentale nei disturbi dissociativi" (DSM 5, p.954), che "sono caratterizzati dalla sconnessione e/o dallo discontinuità della normale integrazione di coscienza, memoria, identità. emotività, percezione, rappresentazione corporea, controllo motorio e comportamento. I sintomi dissociativi possono potenzialmente colpire ogni area del funzionamento psicologico” (DSM 5, p.337)

2. Evitamento: Maggior Parte dei Disturbi

Quando siamo evitanti il nostro firmware è programmato con la credenza disfunzionale: "Il mio accuditore non mi amerà.

L'evitamento deriva dalla relazione con un curatore non amorevole. Il bambino si rende conto che il curatore ignora i suoi bisogni affettivi e affronta la situazione evitando richieste dirette di cura.

Non c'è esito clinico specifico per l'evitamento. In effetti, un evitante può sembrare funzionare bene nella maggior parte delle aree della vita, con anche qualche vantaggio in compiti strumentali che non implicano un'elevata connessione emotiva con sé stessi o con gli altri. Tuttavia l'evitamento implica relazioni di attaccamento insoddisfacenti e scarsa intimità psicologica. 

Il contenuto firmware evitante implica la credenza "Non sono degno di essere amato", che ha un impatto immediato sull'autostima. Infatti l'evitamento è coinvolto nella maggior parte dei problemi mentali.

3. Ambivalenza: Molteplici Disturbi

Quando siamo ambivalenti il nostro firmware è programmato con la credenza disfunzionale: "Il mio accuditore di solito non è disponibile.

L'ambivalenza deriva dalla relazione con un curatore fisicamente incoerente e imprevedibile. Il bambino si rende conto che il curatore è spesso fisicamente indisponibile e affronta la situazione aumentando la frequenza e l'intensità delle sue richieste di cura.

Non c'è esito clinico specifico per l'ambivalenza. In effetti, un ambivalente può sembrare funzionare bene nella maggior parte delle aree della vita. Tuttavia l'ambivalenza implica relazioni di attaccamento insoddisfacenti e, di solito, tumultuose e conflittuali. 

Il contenuto firmware ambivalente ha un impatto immediato sulle relazioni di attaccamento, in particolare su quelle sentimentali. Infatti l'ambivalenza è implicata in numerosi problemi mentali.

Disturbo d'Ansia da Separazione. "L'individuo con disturbo d'ansia di separazione è spaventato o ansioso riguardo alla separazione dalle figure di attaccamento a un livello di gravità inappropriato rispetto allo stadio di sviluppo. Sono presenti paura o ansia persistenti relative agli incidenti che possono capitare alle figure di attaccamento e agli eventi che possono portare alla Perdita delle, o alla separazione·dalle, figure di attaccamento, e riluttanza ad allontanarsi dalle figure di attaccamento, come pure incubi e sintomi fisici di disagio. Nonostante i sintomi si sviluppino spesso durante l'età infantile, possono essere espressi anche in età adulta." (DSM 5, pp.217-218)

Agorafobia. "Gli individui con agorafobia sono spaventati e ansiosi riguardo a due o più delle seguenti situazioni: utilizzare trasporti pubblici; trovarsi in spazi aperti; stare in spazi ristretti; fare la fila o essere in mezzo alla folla; oppure essere fuori casa da soli in altre situazioni. L'individuo teme queste situazioni a causa di pensieri legati al fatto che potrebbe essere difficile fuggire o che potrebbe rivelarsi impossibile ricevere soccorso nel caso in cui si sviluppino sintomi simili al panico o altri sintomi invalidanti o imbarazzanti. Queste situazioni inducono quasi sempre paura o ansia e sono spesso evitate, e richiedono la presenza di un accompagnatore." (DSM 5, p.218)

Attacchi di Panico. “Gli attacchi di panico sono rappresentati da comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiungono il picco in pochi minuti, accompagnati da sintomi fisici e/o cognitivi." (DSM 5, p.218)

4. Fobicità: Ansia da Separazione, Agorafobia & Attacchi di Panico

Quando siamo fobici il nostro firmware è programmato con la credenza disfunzionale: "Sono in pericolo se il mio accuditore non è con me".

Questa credenza è connessa a quella "Il mio accuditore non mi lascierà anadare", che per semplicità lasciamo implicita.

La fobicità deriva da un curatore che induce nel bambino la conoscenza/credenza implicita di essere (1) in pericolo quando fisicamente lontano da lui e (2) costretto quando fisicamente vicino a lui, il che è dovuto a una limitazione inadeguata dell'esplorazione del bambino (spesso conseguenza di iper-protezione).

L'informazione fobica imprintata ci rende particolarmente inclini a soffrire di un senso di vulnerabilità e costrizione. Di conseguenza i problemi mentali primariamente correlati alla fobicità sono ansia da separazione, agorafobia e attacchi di panico. 

5. Depressività: Depressione

Quando siamo depressivi il nostro firmware è programmato con la credenza disfunzionale: "Non riuscirò a raggiungere il mio accuditore".

La depressività deriva da un curatore che, per qualche motivo, è emotivamente irraggiungibile, il che induce nel bambino la conoscenza/credenza implicita di aver perso irrimediabilmente la possibilità di raggiungere emotivamente il curatore.

L'informazione depressiva imprintata ci rende particolarmente sensibili alla perdita e inclini a soffrire di (1) un senso di sconfitta e (2) depressione quando viene percepita una perdita. Di conseguenza, il problema mentale primariamente correlato alla depressività è la depressione. Tuttavia anche il disturbo bipolare può essere legato a questa dimensione, poiché la mania è una possibile conseguenza della perdita. 

Depressività. "Sentirsi frequentemente tristi, infelici e/o senza speranza; difficoltà nel riprendersi da tali stati d'animo; pessimismo circa ii futuro; vergogna pervasiva; sentimenti di disistima; pensieri di suicidio e comportamento suicidario." (DSM 5, p.890)

N.B. La depressività definita dal DSM 5 è una condizione mentale e non una dimensione della personalità. Questa definizione può essere presa come una descrizione della depressione.

Mania. "Uno stato mentale di umore elevato, espanso o irritabile e un livello persistentemente aumentato di attività o energia." (DSM 5, p.959)

Anoressia. "Restrizione nell'assunzione di calorie in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. Il peso corporeo significativamente basso è definito come un peso inferiore al minimo normale oppure, per bambini e adolescenti, meno di quello minimo previsto." (DSM 5, p.391)

Bulimia. "Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti: 1. Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. 2. Sensazione di perdere ii controllo durante l'episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando)." (DSM 5, p.398)

6. Somaticità: Disturbi Alimentari & (Alcune) Dipendenze

Quando siamo somatici il nostro firmware è programmato con la credenza disfunzionale: "Ho bisogno che il mio accuditore mi dica di me".

Questa credenza è connessa a quella "Il mio accuditore sarà intrusivo", che per semplicità lasciamo implicita.

La somaticità deriva da un curatore che impone al bambino la propria definizione di stati interni, in tal modo (1) rendendo il bambino incerto dei propri stati interni e (2) inducendo nel bambino la conoscenza/credenza implicita di aver bisogno del proprio curatore per definire tali stati. Gli stati interni imposti sono prima sensazioni ed emozioni e poi credenze. Le imposizioni si manifestano in atteggiamenti, tendenze, preferenze, opinioni, ecc..

L'informazione somatica imprintata ci rende particolarmente inclini a soffrire di un senso di incertezza e intrusione. Di conseguenza, i problemi mentali primariamente correlati alla somaticità sono i disturbi alimentari, come l'anoressia, l'obesità e la bulimia (tutte di origine mentale e non organica). Tuttavia qualsiasi altra condizione che comporti una forte componente sensomotoria può attirare particolarmente un somatico, ad esempio alcuni disturbi legati all'uso di sostanze.

7. Ossessività: Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Quando siamo ossessivi il nostro firmware è programmato con la credenza disfunzionale: "Sono cattivo/a".

L'ossessività deriva da un curatore che (1) impone con veemenza al bambino un codice di condotta rigido e arbitrario, (2) incolpa il bambino di aver causato un danno terribile a qualcuno (di cui dovrebbe prendersi cura) non rispettando tale codice, e (3) punisce il bambino rifiutandolo con disgusto e disprezzo.

L'informazione fobica imprintata ci rende particolarmente sensibili ad (alcune) questioni etiche e inclini a soffrire di (1) ossessioni quando ci sentiamo responsabili di causare danni e (2) compulsioni a neutralizzare tali ossessioni. Di conseguenza, il problema mentale primariamente correlato all'ossessività è il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC).

Ossessioni. "Pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti [...] come intrusivi e indesiderati". (DSM 5, p.273)

Compulsioni. "Comportamentl ripetitivi […] o azioni mentali […] che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto in risposta a un'ossessione o secondo regale che devono essere applicate rigidamente." (DSM 5, p.273)

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Domande Frequenti

Disagio Psicologico

Noi usiamo il termine disagio psicologico per indicare qualsiasi forma e grado di problema psicologico. Pertanto una malattia mentale – o psicopatologia, disturbo mentale – può essere considerata una manifestazione di disagio psicologico con una forma o grado riconosciuti tali da meritare attenzione professionale. Detto questo, vale la pena notare che un problema mentale può anche non comportare la percezione di disagio psicologico. Uno psicopatico, ad esempio, non sperimenta alcun disagio come conseguenza diretta della propria condizione.

Diciamo che si è disorganizzati quando la disorganizzazione è oltre una certa soglia. Lo stesso per tutte le altre dimensioni. Di solito, una dimensione della personalità è predominante e caratterizza la nostra personalità, ovvero le nostre esperienze tendono ad essere organizzate e interpretate da quella prospettiva. Ad esempio, se siamo depressivi, tendiamo a prevenire le perdite, se siamo ossessivi, tendiamo a vedere le cose come giuste o sbagliate. Abbiamo tutte le dimensioni in noi, ma quella più alta tende a guidarci. La maggior parte di noi ha tutte le dimensioni nel normale intervallo e non è particolarmente vulnerabile al disagio mentale. Tuttavia, possiamo essere fobici, depressivi, somatici o ossessivi, per esempio, perché una tale dimensione è predominante nel nostro profilo.

Il sorgere di un problema mentale dipende da molteplici fattori. Quando una dimensione è alta — rispetto al suo intervallo abituale — ci rende particolarmente sensibili all'area di esperienza corrispondente e più inclini a soffrire di problematiche correlate. La combinazione del nostro stato personale e del contesto di vita è comunque decisiva. Se siamo in buone condizioni personali e sociali, ad esempio, le possibilità di manifestare problemi sono inferiori.

Chiunque può sviluppare la depressione così come qualsiasi altro problema mentale. Un valore elevato di una dimensione della personalità ci rende solo più sensibili all'area corrispondente della vita e inclini a soffrire di problemi correlati. Tuttavia, i problemi possono manifestarsi in modi che non sono direttamente connessi alla dimensione coinvolta. Un ossessivo può diventare depresso per la sua ossessività, ad esempio. Un depressivo può sviluppare un disturbo alimentare a causa della sua depressività.

Il DSM 5 è il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali rilasciato dall'American Psychiatric Association (APA) nel 2013. Contiene una classificazione completa dei problemi mentali basata sui loro sintomi – cioè sindromi mentali – senza spiegazione eziologica. Al contrario, la MAPP fornisce una spiegazione eziologica (e una classificazione) dei problemi mentali considerati.

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